Vocaboli latini: quali si usano di più quotidianamente?
Anche se sono passati secoli, la cultura latina e greca è ancora presente in Italia. Basta pensare a tutti i siti archeologici e alle opere ispirate alla cultura classica nelle epoche successive, soprattutto nel Rinascimento. Inevitabilmente, anche alcuni vocaboli o espressioni latine, sono usate ancora oggi. Per sapere quali, si può continuare a leggere.
I vocaboli latini più usati oggi
Senza rendercene conto, sono molti i vocaboli si usano o si scrivono oggi. Come questi:
- Incipt, parola latina impiegata per introdurre il titolo di una qualche opera o, nel caso di una bibliografia, fa riferimento alle prime parole di un testo;
- Post Scriptum, siglato semplicemente P.S., o Poscritto, che letteralmente significa “dopo la scritta”, ed usato per aggiungere qualcos’altro ad un testo, come una lettera;
- Et cetera, abbreviato con etc, e sta a significare “e i rimanenti”, viene utilizzato per abbreviare un elenco;
- Curriculum vitae, che significa “corso della vita”, ed è un termine che oggi si usa per indicare il documento nel quale si riportano tutte le attività formative e lavorative;
- Promemoria, ovvero “per la memoria”, indica un appunto scritto;
- Pro forma, locuzione latina che si traduce con “per salvare la forma”, oggi usata spesso nel settore del commercio, per indicare una fattura senza obblighi legali;
- Alter ego, che nella psicoanalisi è un termine che indica il “super-io” di Freud, ed infatti, in latino, significa “l’altro io”;
- Extra, termine che si usa spesso per indicare qualcosa di straordinario o comunque fuori dal comune;
- Idem, vocabolo che si ritrova spesso anche nei libri, nelle note, per indicare qualcosa uguale a una cosa precedentemente citata o detta;
- Habitat, che si può tradurre letteralmente con “egli abita”, e viene usato spesso per indicare l’area in cui vivono diverse specie di animali o piante;
- Gratis, usato per indicare qualcosa di gratuito;
- Forum, termine che indicava una piazza pubblica, ed oggi viene usato per indicare le chat sul web;
- Horror, ovvero “orrore”, vocabolo con il quale si indica un genere di libri o film;
- Deficit, parola che si usa per indicare una mancanza;
- Lapsus, che significa “scivolone”, e che si usa quando si fa un errore;
- Alias, tradotto con “altrimenti”, ed utilizzato per indicare uno pseudonimo;
- Album, che nell’antica Roma era un termine che indicava i magistrati annuali, e che oggi viene usato per indicare un libro in cui vengono custoditi fotografie, francobolli, etc;
- Carpe diem, locuzione latina presente nelle Odi di Orazio, traducibile in “afferra il giorno”, che oggi è un modo per dire “cogli l’attimo”.
Perché studiare le lingue classiche
Studiare le lingue classiche, non è importante solo per capire alcune parole che si usano ancora oggi, come quelle elencante, ma (come diceva l’antropologo Claude Lévi-Strauss) apprendere la lingua latina e greca può affacciare un allievo ad un metodo intellettuale differente, soprattutto se si mette in evidenza il suo valore linguistico.
Senza contare che lo studio dei testi latini, può aiutare a comprendere meglio il significato di altri elementi di testi scritti nelle epoche successive. Basta pensare alla Divina Commedia di Dante, nella quale Virgilio non è l’unico autore latino che compare, ma anche Ovidio, Orazio, Cicerone, Lucano e Stazio, tutti autori che influenza la letteratura medievale.
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