Scienza e sport: ecco che legame hanno
La scienza e lo sport formano un connubio dagli anni Settanta (anzi, da tempi anche antichi), e i due vanno a braccetto in vari campi, dalla medicina alla tecnologia. Ma come i due lavorano insieme?
La ricerca scientifica applicata allo sport
Fin dagli albori del mondo sportivo, la scienza ha sempre cercato non solo di studiare i benefici dell’attività fisica, ma anche di migliorarla e renderla praticabile a tutti.
Nel 2012, a Roma, si è tenuto un seminario sulla ricerca scientifica nello sport, e vi hanno partecipato non solo medici, ma anche tecnici, atleti ed allenatori sportivi. Per garantire che l’atleta faccia una buona prestazione, la ricerca include diversi fattori, che tengono conto di tre concetti importanti, che a loro volta portano a tre filoni di studio, ovvero:
- la forza, ossia come un atleta può esprimere il proprio potenziale, sia fisico e mentale, con il giusto allenamento;
- la tecnica, che consiste nell’applicare la forza all’ambiente esterno, seguendo movimenti efficaci;
- l’uso di dispositivi o attrezzi sportivi, che permettono all’atleta di esprimere il loro potenziale, sia all’interno che all’esterno.
Non si può, inoltre, non citare l’importanza della scienza alimentare. Come tutti sapranno, la dieta di un atleta varia a seconda del suo fisico, dell’attività che svolge, e sul fatto che debba dimagrire o prendere peso. Molte volte, a un’alimentazione equilibrata vengono abbinati anche degli integratori da assumere. Anche la biomeccanica svolge un ruolo importante nello sport, in quanto mette a punto delle attrezzature e strumenti per migliorare l’allenamento, ed ancor di più per i paratleti.
Il lavoro di Antonio Maglio
Sarebbe lungo spiegare come la scienza può aiutare lo sport, così come gli aneddoti da raccontare, ma non si può citare il lavoro di Antonio Maglio (1912-1988). Medico ed attivista, si deve a lui la promozione dei giochi paralimpici.
Pioniere delle terapie di riabilitazione per disabili, fu consulente medico dell’INAIL e nel 1957 venne nominato direttore del neocostituito Centro Paraplegici “Villa Marina” ad Ostia. Fu allora che sperimentò varie tecniche di riabilitazione, il cui effetto fu un attenuazione degli stati depressivi e una riduzione della mortalità. Queste sue idee si basarono sugli studi del neurologo anglo-tedesco Ludwig Guttmann, che introdusse lo sport per le persone in carrozzina, facendo praticare a queste ultime attività come il nuoto, la scherma o il tiro con l’arco. Nel 1958, Maglio invitò Guttmann a portare le gare di Stoke Mandeville, i giochi internazionali per i suoi pazienti, a Roma, persuadendo anche le autorità sportive e politiche ad organizzare gli alloggi e gli impianti adatti a tali competizioni, presso il complesso sportivo “Tre Fontane” e la piscina del Foro Italico.
Da notare, è che negli anni Ottanta, periodo in cui Maglio si impegnò sempre per le paralimpiadi, a Roma presso la Scuola dello Sport, si tenne il seminario dal titolo “Il comitato tecnico scientifico per la ricerca applicata allo sport”, a cui parteciparono molti ricercatori scientifici e negli anni successivi si sviluppò la disciplina “Scienze motorie e sportive”, diventata poi un corso di laurea, ufficialmente introdotta, poi, nel 1997 e nel 1998, col nome di “Scienze motorie”.
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