Non ti curar di loro ma guarda e passa: in quale opera letteraria si cita questa frase?
La Divina Commedia, opera di Dante Alighieri, è uno dei testi più importanti della letteratura italiana, e qui, in questa pagina, si può trovare l’analisi della frase “Non ti curar di loro ma guarda e passa”, presente nel libro dell’Inferno.
La frase e il suo significato
Questa frase è presente nel verso 51 dell’Inferno di Dante, e questa è la sua versione completa: “Fama di loro il mondo esser non lassa/ misericordia e giustizia li sdegna:/ non ragioniam di lor, ma guarda e passa“, ed è una frase detta da Virgilio, la guida di Dante, quando descrive gli ignavi, che non hanno mai fatto in vita loro niente di malvagio, ma non si sono mai distinti per delle opere buone. Questa scena è inclusa nel terzo canto, quando il poeta e la sua guida arrivano presso il fiume Acheronte ed incontrano Caronte.
In quest’opera, l’autore fa una critica aspra sugli ignavi, in quanto non sono degni di nota, e per questo li colloca nell’Antiferno, ovvero all’ingresso dell’Inferno, in cui loro non entrano, ma nemmeno possono accedere né al Purgatorio né al Paradiso.
Oggi, questo verso viene ripreso nel linguaggio comune per indicare i codardi e i vili ma anche chi non ha né arte né parte, oppure si ripete quando non si dovrebbe far caso alle malignità delle altre persone.
Altre frasi simili
Dante, tuttavia, non è certo l’unico autore che parla degli ignavi o dell’ignavia in generale, e di seguito sono riportate alcune frasi, ovvero:
- “Soltanto la nostra ignoranza e la nostra indolenza chiamano fatale ciò che la nostra energia e la nostra intelligenza debbono chiamare naturale ed umano”, di Federico De Roberto, autore de I viceré;
- “L’innamorato e l’odiatore si fanno dei simboli, come il superstizioso. È della passione conferire unicità alle cose o persone. Chi non conosce simboli è un ignavo di Dante. Ecco perché l’arte si rispecchia nei riti dei primitivi o nelle passioni forti: cerca dei simboli. E vertendo sul primitivo gde del selvaggio. Cioè dell’irrazionale (sangue e sesso)“, frase di Cesare Pavese, riportata in un suo diario;
- “Non le lotte e le discussioni dovevano impaurire, ma la concordia ignava e le unanimità dei consensi”, frase di Luigi Einaudi, secondo Presidente della Repubblica;
- “Penso che da giovani si combatte per sconfiggere i peccati capitali senza sapere che nell’età adulta non saranno le virtù a neutralizzarli, bensì i peccati stessi. Per esempio, a lungo andare la gola prende il sopravvento sulla vanità e l’ignavia sulla lussuria”, della scrittrice cilena Marcela Serrano;
- “I veri uomini di genio sono lavoratori risoluti e non sognatori indolenti”, di George Henry Lewes;
- “La moda non è altro che l’abitudine passeggera di persone ricche ed indolenti che hanno fatto dello studio dell’apparenza la loro occupazione principale”, del critico d’arte Philip Gilbert Hamerton;
- “Mancanza del senso dello stato? Ignavia, egoismo e codardia innati? Fastidio verso il rispetto della legalità e delle regole del vivere insieme per il bene comune? Tutto ciò esiste prima di Berlusconi. E continuerà ad esistere dopo di lui, a meno che gli Italiani non decidano finalmente di guardarsi in faccia”, di Annalisa Piras.
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