Elefantiasi: che patologia è? Come curarla?
L’elefantiasi, patologia che causa rigonfiamenti in varie parti del corpo, è probabilmete una delle malattie più strane e orribili al mondo. Ma cosa causa questa malattia? Si può curare? E come?
Cause e sintomi
L’elefantiasi è una malattia tropicale, diffusa in Africa ed in Asia, è provocata da dei parassiti, ossia i Wuchereria bancrofti e i Brugia malayi. Da alcuni dati, risulta che sono circa 120 milioni le persone infestate e circa un terzo sviluppano i sintomi dell’elefantiasi, nelle regioni tropicali o subtropicali. Questi parassiti sono trasmessi, allo stadio di larva, da alcuni insetti, come le zanzare, e si riproducono dentro l’ospite, ovvero un animale circolando nel sangue, ed una volta giunti a maturazione vengono trasmesse ad un ospite definitivo, ossia l’uomo.
Quando si introducono nell’organismo umano, quest’ultimo soffre di attacchi febbrili, seguiti da arrossamenti e pruriti, e nella fase tardiva si ingrossano gli arti, fino a raggiungere o superare i cinquanta chili, danneggiando il sistema linfatico e diminuendo le difese immunitarie. Oltre al rigonfiamento di tessuti e genitali, nonché delle deformità, l’elefantiasi può provocare anche danni al fegato.
Prevenzione, diagnosi e cure
Per prevenire un problema del genere, se ci reca in un paese tropicale, è bene fare attenzione alle zanzare infettive in particolare tra il tramonto e l’alba, che sono i due momenti della giornata in cui si nutrono. Naturalmente bisogna usare un buon repellente per gli insetti e dormire con una zanzariera attorno al letto. E’ utile anche indossare maniche e pantaloni lunghi, ma c’è da dire che in oltre quaranta paesi sono attivi dei programmi per eliminare la filariosi linfatica, in modo da diminuire i rischi di infezione.
I medici possono diagnosticare questa patologia con un test standard, che consiste in un’analisi del sangue, che si dovrebbe prelevare di notte, che è il momento della giornata in cui le larve si muovono nel sangue.
Questa patologia si può curare con un farmaco, la Dietilcarbamazina (DEC), che uccide i vermi adulti nel sangue, ma ha diversi effetti collaterali come febbre, vertigini, nausea, mal di testa, dolori muscolari ed articolari. Ma esso si somministra solo se si identifica il Wuchereria bancrofti, perché non è sicuro che il linfedema sia infettato dai parassiti. Un altro medicinale usato è l’ivermectina, che uccide solo le microfilarie, e si consiglia di fare esercizio fisico lavorando su braccia e gambe, per evitare il peggioramento del linfedema, in modo da migliorare il flusso linfatico. La pelle, inoltre, va tenuta pulita, soprattutto se le difese immunitarie non funzionano in modo corretto. In casi estremi, annualmente possono essere somministrati anche dei farmaci chemioterapici. I trattamenti farmacologici vanno seguito per circa quattro o sei anni, annualmente.
Nel caso che l’elefantiasi arrivi al quinto stadio, provocando una conformazioni anatomica diversa alle gambe e alle caviglie (facendole somigliare proprio a quelle di un elefante), il medico potrebbe decidere di ricorrere alla chirurgia. Dal 2013, poi, tra le possibile terapie vi è anche l’uso dell’OPDRT, ossia un laser che trasmette luce fredda, indolore, in grado di permettere al vaso linfatico di funzionare di nuovo.
Leggi anche:
- Ipertrofia prostatica benigna e rapporti sessuali: che cosa fare?
- Ciste di Baker: quali sono le cause e i sintomi di questa patologia? Come curarla?
- La cellulite si può eliminare davvero?
- Case di cura in montagna: cosa si sa dei sanatori? Ci sono ancora?
- Smagliature bianche e rosse: quale è la differenza?