Contributi minimi: qual è la somma obbligatoria? A chi si versano?
I liberi professionisti possessori di partita IVA, come ben sappiamo, sono soggetti al versamento dei contributi in maniera autonoma. Nelle prossime righe faremo riferimento sia ai professionisti iscritti a una specifica cassa (come può essere per esempio la Cassa Forense per gli avvocati), sia a quelli che più genericamente svolgono la loro attività all’interno del regime fiscale forfettario o dei minimi.
Contributi minimi: cosa sono?
Prima di addentrarci nelle diverse opzioni e possibilità previste per i diversi tipi di professionisti, vale la pena soffermarci un momento sulla definizione stessa di contributi. I contributi sono dei prelievi imposti al professionista, al pari delle imposte, il cui scopo è però quello di finanziare l’ente che provvederà in un secondo momento a fornire uno specifico servizio, come per esempio i servizi previdenziali e assistenziali. Si tratta, in altre parole, delle somme versate a titolo di futura pensione, da percepire una volta raggiunto l’ammontare dei contributi minimi necessari o l’anzianità prevista.
Se da una parte i lavoratori dipendenti possono fare riferimento ad enti come INPS e INAIL, i liberi professionisti devono invece affidarsi, in alcuni casi, ad altri enti. Enti che si differenziano in base all’ordine di appartenenza o all’ambito. Come accennato, per esempio, gli avvocati versano i loro contributi alla Cassa Forense. Quest’ultima ha stabilito che i contributi minimi che gli avvocati sono tenuti a versare ammontano al 4% dell’effettivo volume d’affari IVA dichiarato.
Altri professionisti, come ingegneri e architetti, versano i contributi all’INARCASSA. Anche in questo caso il calcolo dei contributi minimi avviene su base percentuale sul volume di affari IVA dichiarato. Inoltre, la stessa ha stabilito che, a partire dall’anno 2022, si aggiungono somme a titolo di contributi minimi da versare annualmente pari a € 710,00.
Per queste categorie, il calcolo dei contributi minimi è strettamente correlato alle disposizioni della Cassa di riferimento e possono variare in base a diversi fattori. Senza dimenticare che esistono settori per i quali invece non è previsto alcun albo professionale, come vedremo più avanti.
Contributi minimi nel regime forfettario e per le ditte individuali
Chi si avvale del regime fiscale forfettario nell’ambito del lavoro autonomo, invece, può fare riferimento all’INPS, ma sotto forme diverse. Il Regime Forfettario, infatti, è un’opzione vantaggiosa per chi intende iniziare la sua attività di lavoro in forma autonoma non solo perché permette di usufruire di una tassazione ridotta con una aliquota ridotta del 5% per le nuove attività per i primi cinque anni, ma anche delle agevolazioni sul versante contributivo.
Come sappiamo, le ditte individuali iscritte in Camera di Commercio o all’albo Artigiani versano le somme a titolo di contributi minimi calcolati in base al codice ATECO alla Gestione INPS dedicata a tale categoria. Tali contributi sono versati con cadenza trimestrale. Queste, però, possono anche presentare una richiesta per ottenere dei contributi minimi inferiori del 35%.
Abbiamo però fatto menzione dei professionisti per i quali non sussiste alcuna Cassa di riferimento. Per i professionisti che svolgono attività che non prevedono l’iscrizione a un albo professionale vale quindi l’obbligo dell’iscrizione alla Gestione Separata INPS. Sono perciò soggetti al versamento dei contributi minimi in base a quanto stabilito dalle aliquote INPS.
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