Campi morfogenetici: che cosa sono?
I campi morfogenetici, o morfici, sono dei campi quantici, a cui tutto possono essere collegati. In pratica, è una sorta di coscienza collettiva, che include tutte le informazioni relative ad una determinata specie. Aumentando la propria consapevolezza, è possibile aumentarla. Ma come funziona davvero? Chi ha formulato una teoria relativa a questi campi?
Cosa fanno i campi morfogenetici
I campi morfogenetici, secondo chi formulò la teoria che li riguarda, emersero come novità creative della natura, per poi diventare abitudini cosmische, che agivano su corpi animati e animati. Questo avrebbe permesso fenomeni come la cristallizazione sincronica delle molecole complesse, o la coniazione di nuovi termini, l’apprendimento di alcune tecniche, anche in maniera simultanea.
In parole brevi, il campo morfogenetico cambia se l’individuo di una specie adotta certi comportamenti, mentre si può parlare di “risosanza morfica“, se una vibrazione del genere si trasmette a una specie intera. Lo scienziato che formulò la teoria dei campi morfogenetici, inoltre, distinse questi cambiamenti in due cause, ovvero:
- la causazione morfogenetica, il cui principio si concretizza per via di un substrato di materia-energia;
- la causazione energetica.
Questi concetti, possono fare riferimento alla filosofia di Aristotele, rivisitati dallo scienziato Rupert Sheldrake, che fece dei veri e propri esperimenti sui campi morfici. Uno di questi, è l “Effetto Maharishi“, studio che mise in relazione l’attività della meditazione, praticata da un determinato numero di persone, e il tasso della criminalità della città in cui essi abitavano. Sembrava che almeno l’1% della popolazione praticasse proprio la meditazione e in quella città la criminalità sembrava diminuire. Ciò doveva dimostrare l’esistenza di una coscienza collettiva.
Rupert Sheldrake
E’ bene soffermarsi anche sullo scienziato che ha formulato queste teorie sui campi morfogenetici, ovvero Rupert Sheldrake. Nato in Inghilterra nel 1942, studiò biologia a Cambridge e filosofia ad Harvard. Nel 1967, anno in cui prese la laurea in biochimica, entrò a far parte del Clare College, diventando direttore del dipartimenti di biochimica, fino al 1973. Fece parte della Royal Society e studiò l’invecchiamento cellulare e lo sviluppo delle piante. Dal 1974 al 1978, fu responsabile del dipartimento di fisiologia delle piante presso l’ICRISAT, in India.
Con la teoria dei campi morfogenetici (probabilmente formulata negli anni Ottanta), Sheldrake sviluppò la convinzione che se un certo numero di persone si comporta o assume una certa mentalità o assume delle proprietà a livello organico, questo cambiamento viene acquisito anche a membri della medesima specie. Un concetto simile venne espresso anche da Rudolf Steiner (che sosteneva l’esistenza di una sorta di “anima di gruppo”), e per Sheldrake l’umanità potrebbe raggiungere anche un certo livello di consapevolezza spirituale.
Inutile dirlo, per queste sue teorie, Sheldrake è stato criticato da molti membri della comunità scientifica, ma venne accolto da altri, come Deepak Chopra, il celebre medico indiano, ed il biologo americano Bruce Lipton, anch’essi sostenitori di teorie che in molti considererebbero controverse.
Ciononostante, nel 2013 Sheldrake tenne diverse conferenze a Londra, esponendo anche lui perplessità sulle interpretazioni della scienza odierna, come quella che riguarda la velocità della luce, che varia a seconda del tempo.
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