Fiabe per bambini: perché sono formative? E quali raccontare?
Da che mondo è mondo, ai bambini si raccontano sempre delle fiabe, per quanto assumano questa forma nel Medioevo. Alcune sono antiche, come quelle di Esopo, mentre altre moderne, disponibile in qualunque libreria o biblioteca. Non mancano nemmeno i genitori ricchi di fantasia che le inventano o magari cambiando quelle classiche per non raccontare ai figli sempre le stesse storie. Ma le favole sanno essere davvero formative? E quali sono le migliori da raccontare?
Il valore delle fiabe
Sono in molti gli esperti che affermano che le fiabe sono non solo educative, ma possono essere anche usate come strumento psicologico. Dai due ai sei anni, i bambini sviluppano la creatività e la fantasia, diventando autonomia anche nella lettura, ed è tramite queste storie che non solo riceve delle lezioni attraverso le loro morali, ma acquisisce anche nuove nozioni linguistiche ed elementi sociali.
Gli psicologi infantili, poi, le usano per capire meglio i bambini, tramite la loro valenza simbolica. Paola Santagostino, psicoterapeuta, nel suo Guarire con un fiaba, descrive dei casi in cui propone ai bambini da lei in cura di inventare una storia e tramite il loro simbolismo ha cercato di trovare delle possibile soluzioni a ciò che può aiutare i suoi pazienti.
Si può sintetizzare l’importanza della fiaba, poi, con queste parole di Gianni Rodari: “credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo”.
Le fiabe migliori da leggere
L’elenco delle favole più formative per i ragazzi è lungo, a cominciare da quelle di Esopo. Come dimenticare, infatti, la storia della cicala e della formica, che insegna che l’ozio è il peggiore dei vizi, oppure quella della lepre e la tartaruga, la cui morale è “chi va piano, va sano e va lontano”.
Tra quelle più moderne, ci sono anche quelle del già citato scrittore, Rodari, e in particolare Le avventure di Cipollino, in cui il protagonista si trova a vivere, praticamente, sotto una dittatura e nel suo percorso si unisce ai più diversi personaggi per sconfiggere il cattivo. Altrettanto moderna è Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, dello scrittore cileno Luis Sepulveda, in cui insegna l’amore per il prossimo (soprattutto se si è diversi) e per la natura.
Intramontabili sono quelle classiche, scritte da autori come i fratelli Grimm, Christian Andersen, Charles Perrault, etc, che nel corso dei secoli sono state modificate in quanto troppo cruente (ad esempio, nella versione di Cenerentola dei Grimm le sorellastre per calzare la scarpa arrivano a tagliarsi le dita dei piedi). Più “psicologiche” si possono definire Alice nel paese delle meraviglie e Peter Pan, ricche di significati. In entrambi, infatti, i bambini protagonisti si trovano a dover vivere avventure in cui passano dall’essere bambini a diventare grandi, tramite figure allegoriche e metafore. Ad esempio, Alice segue il Bianconiglio nella tana spinta dalla curiosità ed è quest’ultima che aiuta i bambini a crescere.
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