Il sonno della ragione genera mostri: ecco cosa si sa di questo quadro di Goya
Tra i quadri del pittore Francisco Goya, considerato uno dei pionieri dell’arte moderna, particolarmente suggestivo è Il sonno della ragione genera mostri, oggi esposto alla Biblioteca Nazionale di Spagna a Madrid, ma qual è il significato di questo dipinto? Quando è stato realizzato?
La storia e la descrizione del quadro
Goya realizzò questo dipinto di acquaforte ed acquatinta dopo una malattia che segnò uno spartiacque nel suo stile, che divenne più “oscuro”, accostandosi alla violenza e alla tragedia.
Questo quadro, datato nel 1797, faceva parte del ciclo I capricci, ovvero ottanta opere che ritraevano i vizi e le miserie umane in chiave allegra, satirica ed umoristica, prendendo dei soggetti grotteschi o fantastici. Il sonno della ragione genera mostri è la tavola numero 43, e venne preceduta due disegni preparatori. In esso si vede una figura stanca, probabilmente un erudito, addormentato e che appoggia la testa su un tavolo, in cui il pittore ha scritto il titolo della tavola, ma in uno dei disegni, vi era al di sotto della anche un’altra scritta, ovvero: “El autor soñando. Su intento solo es desterrar vulgaridades perjudiciales y perpetuar con esta obra de Caprichos, el testimonio sólido de la verdad”, ossia “L’autore nel sonno. Il suo intento è quello di scacciare le dannose volgarità e di perpetuare, con opere come i Capricci, la solida testimonianza della verità”. Alle spalle dell’uomo del dipinto, invece, vi si trovano delle bestie, per lo più rapaci notturni, ed un felino che sembra una lince, che lo fissa con incredulità.
Il significato dell’opera
Si potrebbe pensare che il significato di questo quadro sia uno solo, ovvero che l’uomo, anche il più ragionevole, quando dorme è capace di far nascere dalla sua fantasia (all’epoca era presto per parlare di subconscio) anche gli incubi più orrendi, ma sarebbe una spiegazione riduttiva. Infatti, ci sono tre manoscritti che trattano del significato di quest’opera, ed uno di essi è scritto dallo stesso Goya che scrive: “la fantasia abbandonata dalla ragione genera mostri impossibili: unita a lei è madre delle arti e origine delle meraviglie“. In pratica, secondo l’artista spagnolo, la fantasia è alla base di tutte le creazioni, e quando è lasciata andare in maniera incontrollata, senza l’aiuto della ragione, genere mostri ed altri elementi inesistenti. I mostri, in questo caso, simboleggiano i processi mentali che ognuno cela e che nel sonno possono emergere, in questo l’uomo non è oppresso da forze che vengono dall’esterno ma di un conflitto interno, piuttosto travagliato.
Negli altri due manoscritti anonimi, invece, interpretano questa tavola come un espressione che rifletteva le idee nell’epoca dell’artista, impregnante sul razionalismo illuminista, e che esso rifletteva in modo allegorico cosa accadeva quando gli uomini abbandonano la ragione e la trasformano in illusione.
Certo, ulteriori significati si possono trovare anche nel simbolismo degli animali. Ad esempio, il felino, se si può identificare con la lince, ad alcuni potrà richiamare la “lonza” di Dante, una delle tre fiere che all’inizio della Divina Commedia gli sbarra la strada, che allegoricamente simboleggiava la lussuria, mentre i rapaci notturni, che nel quadro di Goya appaiono spaventosi, da una parte simboleggiano la saggezza e la chiaroveggenza, ma anche il malaugurio e l’annuncio della morte.
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